Terry Gilliam su Il Messaggero del 12/09/01 a pagina 21., 12 settembre 2001
"Quand’ero bambino, nel 1953, in un posto chiamato Panorama City (nel cuore della San Francisco Valley), la vita scorreva normalissima
"Quand’ero bambino, nel 1953, in un posto chiamato Panorama City (nel cuore della San Francisco Valley), la vita scorreva normalissima. C’era la scuola, la tivù, le macchine, le partite di football e di baseball... Niente di speciale, niente di esotico: niente che ti deformasse la mente, ti distorcesse la visione del mondo, ti scuotesse dal tuo senso piacevole e assolato della normalità della vita. Niente del genere... almeno finché il circo arrivava in città. Una volta l’anno da noi sbarcava il Clyde Beatty Circus: piazzava camion e roulotte e chiedeva aiuto a noi ragazzi per piantare le sue tende. La paga non era granché, anzi forse non c’era proprio, non ricordo: però ci davano i biglietti gratis per vedere lo spettacolo, e poi riuscivamo a sbirciare, ad andare dietro il tendone, oltre quella ruvida, ingombrante membrana di tela che separava il normale mondo esterno dai segreti misteriosi e inquietanti del circo. Bastava fare un passo per attraversare lo specchio. Ma prima dovevamo innalzare le mura di quel gran tendone che faceva da barriera. Quello era il lavoro che facevamo all’alba. Uomini di fatica, ragazzini, elefanti e trattori si disponevano in cerchio e tiravano il reticolato di corde che serviva a issare il gigantesco telone e a poggiarlo sui pali. Tiravamo, tiravamo, e quello cominciava a sollevarsi, dapprima in modo lento e penoso, poi di colpo, senza preavviso, prendeva il vento e si gonfiava, trasformandosi in una gigantesca vela che schioccava come una frusta, urlava e ruggiva: una mostruosa manta di tela che si dibatteva per spiccare il volo, per sfuggire di mano alla folla che tentava di trattenerla, afferarre qualcuno di noi che non voleva mollare e trascinarselo dietro in qualche regno sconosciuto: forse dalle parti della luna, forse più in là" (Terry Gilliam, regista).