Alina Fernandez, "Alina, la figlia di Fidel Castro racconta", Sonzogno., 28 settembre 2001
Da piccola Alina, gracile e denutrita, aveva mille manie. Credeva ad esempio che se non avesse percorso ogni volta in otto passi i ventiquattro quadri neri e beige del pavimento di casa, sua madre sarebbe morta
Da piccola Alina, gracile e denutrita, aveva mille manie. Credeva ad esempio che se non avesse percorso ogni volta in otto passi i ventiquattro quadri neri e beige del pavimento di casa, sua madre sarebbe morta. Tra le cose che più detestava, una maschera da grillo in raso verde e paillettes nere, con le antenne, cucito prima della rivoluzione per la sorella maggiore. La gente cominciò ad aspettare Fidel fuori della casa di Naty e Alina, molto spesso persone disperate consegnavano alla bambina delle lettere per Fidel. All’inizio lei le metteva in bella vista o le dava alla madre, ma quando la donna la rimproverò perché Fidel non poteva esser disturbato continuamente Alina cominciò a nascondere quelle lettere sotto il suo materasso, e a leggerle di nascosto. Quando era ragazzina Alina scriveva poesie molto belle, ne regalò una alla madre che senza dirle niente la fece pubblicare, con tanto di foto, su una rivista del partito che usciva la domenica. La ragazzina litigò con la madre che per consolarla le raccontò, per la prima volta, tutta la storia di lei e Fidel. Seppe così chi era davvero suo padre. Poiché a 10 anni disegnava donne di spalle che alzavano le braccia per toccare il sole, la madre fece visitare Alina da una psicologa. Il medico, che si chiamava Elsa, consigliò a Naty di portare la bambina fuori dal paese, per evitarle problemi di adattamento sociale. Per tutta risposta Naty tolse Alina dalla scuola di danza.