Enzo Catania, "Morire d’orrore", Marsilio editore, 1 ottobre 2001
Marcel Petiot, medico, accoglieva ebrei con la scusa di farli espatriare e invece li ammazzava dopo averli derubati
Marcel Petiot, medico, accoglieva ebrei con la scusa di farli espatriare e invece li ammazzava dopo averli derubati. La prima vittima fu un Gushinov che voleva raggiungere i suoi parenti in Argentina. Il 2 gennaio 1942 lo avvelenò, gli rubò i diamanti che teneva nascosti nella cravatta, scotennò il cadavere, gli incise il torace, lo ricucì, lo mise in un forno crematorio. Dopo l’inasprimento delle leggi antiebraiche cominciarono a rivolgersi a Petiot, ormai noto come ”dottor Salvezza”, intere famiglie. La Gestapo pensò in un primo momento a un’organizzazione che faceva scappare gli ebrei all’estero. Cominciò a sospettare la verità quando, dalla Senna, affiorarono i tronchi di alcuni cadaveri. Il 9 marzo 1944, un poliziotto scoprì nel laboratorio in rue Leseur 21 una vasca piena di calce viva con quindici chili di ossa umane. Al processo, cominciato il 18 marzo 1946, il duca di Windsor, ex re d’Inghilterra, era sempre in prima fila. Petiot venne condannato a morte. Avrebbe ucciso, secondo l’accusa, ventisette persone, a sentir lui sessantatré.