Antonella Amapane sul Corriere della Sera del 01/10/01 a pagina 15., 1 ottobre 2001
Negli ultimi defilée Marella Ferrera ha fatto volteggiare le sue modelle su una passerella cosparsa di cinquecento chili di cenere lavica prelevata dall’Etna e punteggiata da alberi di pistacchio, limone e ginestra, «simbolo di speranza»
Negli ultimi defilée Marella Ferrera ha fatto volteggiare le sue modelle su una passerella cosparsa di cinquecento chili di cenere lavica prelevata dall’Etna e punteggiata da alberi di pistacchio, limone e ginestra, «simbolo di speranza». Materiali usati: lino e canapa per i tailleur, corteccia di cocco e pietra pomice per gonne e corpetti. Antonio Berardi propone tailleur in pizzo (quello usato per gli altari delle chiese) con cristalli ricamati e maniche di struzzo bruciacchiato per le camicie; Dolce e Gabbana il reggipetto nero a vista «come un poggiolo da cui fioriscono seni morbidi e setosi», da accostare a pizzo e calze nere. I modelli, «morbidi, scivolati, ondeggianti», lontani da quelli «fasciati a mummia, che enfatizzano fianconi e celluliti ostinate», propongono corsetti steccati su ampie sottanone e comode giacche-camicie da infilare nei pantaloni a tre pinces («Applaude l’ex Spice Girl Victoria Beckham, pelle butterata e gigantesco brillante al dito esibito su guanti a rete black»). Ferrè firma twin set con scaglie d’alluminio incrostate e tuniche in jersey con strascico bordato di ricamo metallico. In microfibra, infine, i pantaloni di Fisico, con oltre 30 mila pietruzze Swarovski applicate a mano.