Katharine Graham, "La mia storia. La vita della donna che ha inventato il Washington Post", Rizzoli, 4 ottobre 2001
«Il ruolo della fortuna fu essenziale nel caso Watergate, e fu dalla nostra parte. La fortuna va riconosciuta e sfruttata, ma senza di essa il risultato finale per noi avrebbe potuto essere assai diverso
«Il ruolo della fortuna fu essenziale nel caso Watergate, e fu dalla nostra parte. La fortuna va riconosciuta e sfruttata, ma senza di essa il risultato finale per noi avrebbe potuto essere assai diverso. Sin dall’inizio, dalla scoperta del nastro adesivo sulla porta del Watergate da parte di un guardiano, al fatto che la polizia mandò una scassata autocivetta che stava pattugliando la zona anzichè una volante a sirene spiegate che avrebbe messo in fuga i ladri, alle fonti disposte, persino felici, di collaborare e di parlare, fummo decisamente fortunati e per una serie di motivi: perché l’effrazione avvenne a Washington e fu dunque un fatto locale; perché le persone coinvolte nelle indagini aggravarono la loro situazione con nuovi errori e con decisioni sbagliate; perché disponevamo delle risorse per seguire la vicenda; perché sia Woodward sia Bernstein erano giovani e scapoli e potevano permettersi di lavorare sedici, diciotto ore al giorno sette giorni su sette per mesi e mesi, con meno ripercussioni che se fossero stati padri di famiglia; perché infine Nixon fu abbastanza eccentrico da far installare quel sistema di registrazione alla Casa Bianca, senza il quale avrebbe potuto probabilmente completare il mandato. E per fortuna nessuno di noi crollò sotto l’incredibile pressione di quel periodo».