Paolo Foschini e Da. Mo. sul Corriere della Sera del 08/10/01 a pagina 29., 8 ottobre 2001
Giulia, 6 anni, milanese, volata giù dal settimo piano di una palazzina nei pressi dello stadio San Siro, aggrappatasi alla ringhiera del quinto piano, infine caduta, rimbalzata dal materassino (sistematogli in terra dai vicini) su un cespuglio eppoi su un prato fradicio di pioggia
Giulia, 6 anni, milanese, volata giù dal settimo piano di una palazzina nei pressi dello stadio San Siro, aggrappatasi alla ringhiera del quinto piano, infine caduta, rimbalzata dal materassino (sistematogli in terra dai vicini) su un cespuglio eppoi su un prato fradicio di pioggia. Risultato: un femore rotto. Andrea Bianca, primario di ortopedia all’azienda sanitaria di Sondrio, non riesce a trovare una spiegazione all’evento: «Una persona, quando cade da un settimo piano, dovrebbe sempre morire. Quando parliamo di certe altezze, attutire il colpo finendo su qualcosa di morbido non è sufficiente. [...] Le persone che cadono da quell’altezza non muoiono per le fratture, quanto per i danni da impatto agli organi interni; trauma cranico, toracico, addominale. Basta provare a buttare una mela dal settimo piano: si distrugge. E dire che pesa solo pochi grammi. Cadendo dal settimo piano possiamo immaginare un volo di 20/30 metri. Troppi, anche per una bambina di dieci chili. No, io una spiegazione scientifica non la trovo. Ricordo una bambina che cadde dal terzo piano e si ruppe solo un femore: già quello, per me, fu un caso inspiegabile».