Pierangelo Sapegno, "Un amore lungo la via Emilia...CosÏ nasce la Ferrari", Eri/Limina 2001, 10 ottobre 2001
«Io resto perplesso quando sento che un pilota è stato elogiato per aver evitato, a rischio della vita, il corpo esanime di un collega o la macchina capovolta sull’asfalto
«Io resto perplesso quando sento che un pilota è stato elogiato per aver evitato, a rischio della vita, il corpo esanime di un collega o la macchina capovolta sull’asfalto. Non mi sembra un gesto eroico, per stare all’esempio, perché io sono finito in un fosso nel disperato tentativo di evitare un cane. Ricordo che in quegli attimi pensai: se fosse un gatto mi dispiacerebbe, ma peggio per lui; ma quello è un bel segugio di razza. Sì, vedete, sono sincero a costo di sembrare cinico. Dirò di più. A me è capitato, quando correvo, di essere in terza posizione e di vedere a un tratto, ai margini della pista, una macchina in fiamme. Potei leggerne il numero: era quello che mi precedeva. Ora che cosa mi passò per la testa in quell’attimo? Primo: uno di meno, adesso sonno in seconda posizione. Secondo: chissà se si è fatto male. Terzo: già, potrebbe succedere anche a me. Questi sono i veri sentimenti di un pilota in corsa. Io mi ritengo peggiore degli altri, ma non so quanti siano migliori di me» (Enzo Ferrari).