La macchina del tempo n. 9 settembre 2001 pag 127, 9 settembre 2001
Tra archi, colonne, siepi e fontane, il lusso ostentato del banchetto d’eccezione si trasforma in un vero spettacolo pubblico, il più amato dal popolo perché il più ricco: quello della gola
Tra archi, colonne, siepi e fontane, il lusso ostentato del banchetto d’eccezione si trasforma in un vero spettacolo pubblico, il più amato dal popolo perché il più ricco: quello della gola. Centinaia di spettatori popolari sono ammessi, seduti, in appositi soppalchi tutt’intorno e, come accade nella cena per 20 commensali offerta nel 1513 a Giuliano dei Medici nella piazza romana del Campidoglio, alla fine del pasto godranno di sovabbondanti leccornie e libagioni. Solo che quella volta, racconta il cronista, il pubblico romano non dà uno spettacolo decoroso. Conigli, capretti e perfino porchette arrosto volarono sulle teste degli spettatori, ormai troppo sazi, e alla fine della battaglia il famoso selciato di Michelangelo fu tutto insozzato. Per questo nei quadri del Veronese ci sono tanti levrieri attorno alle tavole: eliminano i resti delle pietanze in modo più elegante ed economico di qualsiasi servitore. Il banchetto è uno spettacolo, un rito signorile dell’abbondanza. E come tale, evento raro e memorabile anche per i nobili, analogo agli stravizi di Carnevale e ai miti di Bengodi del popolo minuto. Del resto è un’eredità della Roma imperiale. Veder mangiare i nobili e le belle donne, con la certezza di assistere agli intermezzi di musica e teatro o agli spettacoli di mimi, buffoni e giocolieri, e in più con la speranza di partecipare al festino, ecco l’occasione più ricercata nell’Italia del Rinascimento. Come, ai giorni nostri, poter spiare in televisione una cena privata di tutti vip: attrici, presentatori, calciatori e cantanti. Talvolta nella festa è coinvolto l’intero villaggio, seduto a lunghe tavole vicino al castello, quasi a rinsaldare anche visivamente il legame principe-popolo in una grande fiera di Cuccagna, come si vede nel dipinto di Brunswick La parabola del Grande Banchetto. La città di Tortona nel 1488, per le nozze tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, partecipa in massa ai preparativi del superbanchetto: 800 invitati.