Su La macchina del tempo n. 9 settembre 2001 pag 127, 9 settembre 2001
A Venezia, nel 1522, il cardinal Grimani offrì in onore del principe Farnese un banchetto di novanta vivande in quattro ore (una ogni due minuti e mezzo)
A Venezia, nel 1522, il cardinal Grimani offrì in onore del principe Farnese un banchetto di novanta vivande in quattro ore (una ogni due minuti e mezzo). Con qualche piatto fuori del comune, come le fettine d’arancia al pepe o le quaglie con cavoli trifolati. Dopo ogni portata, intermezzi di musica, allegorie, poesia epica, commedia, danza. Perfino il "Buon ricordo" da portar via; poi cotillons, statuine di zucchero dipinto e orecchini, collane e decorazioni da distribuire a sorte tra gli invitati (come avvenne alla cena per 104 persone del duca Ercole d’Este a Ferrara, nel 1529). Nei banchetti di lusso in Italia a metà tra il ’400 e il ’500, siedono gomito a gomito «principi stranieri e intriganti dame di palazzo, capitani di ventura e contesse di provincia, ufficiali e diplomatici, artisti e cardinali. Perfino prostitute d’alto bordo, che talvolta erano grandi poetesse come Gaspara Stampa, Veronica Franco e la celebre Imperia, amata da cardinali e nobili. A Roma, su 55 mila abitanti, le prostitute censite erano 5 mila, cioè il 10 per cento. Stessa proporzione a Venezia: ben 11 mila prostitute. Qualcuna di loro tiene in casa propria sontuosi festini, frequentati da aristocratici, diplomatici e cardinali» (Nico Valerio).