Nico Valerio su La macchina del tempo numero 9 del settembre 2001 a pagina 127., 11 ottobre 2001
«Il sesso, usato "in tempi e modi convenevoli", secondo Alessandro Petronio (medico di papa Gregorio XIII e di Sant’Ignazio di Loyola) "procura leggerezza di corpo, facilità del respirare e allegrezza d’animo"
«Il sesso, usato "in tempi e modi convenevoli", secondo Alessandro Petronio (medico di papa Gregorio XIII e di Sant’Ignazio di Loyola) "procura leggerezza di corpo, facilità del respirare e allegrezza d’animo". Anche per gli uomini della Chiesa, quindi, largo ai cibi afrodisiaci. Come i "testicoli di volpe", cioè i doppi tubercoli di Satyrium hircinum, un’orchidacea che «bollita nel latte con secacul bianco, ceci, rafano, dragontea, olio di sesamo, butirro, semi di crescione, eruca e pastinaca, zenzero, cinnamomo, pinoli, pistacchio, muschio animale, miele e succo di cipolla, fa erigere la verga virile". Per i vecchi che hanno moglie giovane e bella i tartufi devono essere cibo quotidiano, suggerisce maliziosamente al duca di Ferrara il "Trattato utilissimo" di Michele Savonarola. Ma queste droghe costano. E i poveri preti? Per loro dovrebbe bastare una zuppa di pane e chiari d’uova, o un piccione cotto nel vino rosso, o il latte di pinoli. Per contadini e servitori, vanno bene anche il pancotto col vino o i semi di lino in minestra. E se il desiderio è eccessivo? Alle giovani monache del Rinascimento sono vietati crostacei, cervella, uova di pesci, ceci, fave, menta, castagne, perfino latte e burro. Il medico e botanico Matthioli escogita rimedi per calmare i desideri della carne: pozioni di un vino ”alla triglia”, semi di sisimbrio o canfora applicati a reni e testicoli, semi di lattuga e lattice di papavero, insalata di portulaca, semi di cannabis (canapa) mangiati in abbondanza. Se il desiderio non si estingue neanche così, non resta che ricorrere al pesce-donna, dalla caratteristica "faccia muliebre", che vive in Brasile. E che, secondo il perfido missionario Filippo della Trinità, rende l’uomo insensibile e impotente» (Nico Valerio).