La macchina del tempo n. 9 settembre 2001 pag 129, 9 settembre 2001
Nonostante gli eccessi un evento come il banchetto non è del tutto sregolato. A Venezia, innanzitutto, si cerca di frenarne gli sprechi con leggi suntuarie che vietano i cibi più costosi (ostriche, fagiani, pavoni, storioni, ma anche dolci come meringhe e pinolate) dando il potere ai ”Provveditori alle Pompe” di interrogare e punire i cuochi che non denuncino le liste dei pranzi
Nonostante gli eccessi un evento come il banchetto non è del tutto sregolato. A Venezia, innanzitutto, si cerca di frenarne gli sprechi con leggi suntuarie che vietano i cibi più costosi (ostriche, fagiani, pavoni, storioni, ma anche dolci come meringhe e pinolate) dando il potere ai ”Provveditori alle Pompe” di interrogare e punire i cuochi che non denuncino le liste dei pranzi. Ma la legge è inosservata e colpita dall’ironia dei veneziani. A quei tempi il caviale si otteneva facilmente dallo storione che risaliva il Po e il Tevere, salandone in modo opportuno le uova. A Roma, sulla riva presso l’isola Tiberina, in Piscinula, un bassorilievo in marmo raffigura uno storione della lunghezza minima consentita per la pesca. Più efficaci sono le regole dell’igiene e delle buone maniere. Nato come un’orgia esibita del gusto, il banchetto italiano pretende almeno un’educazione mondana, che – in mancanza di quella civile – resterà nei secoli: la pulizia e il rispetto delle forme. In Italia, anche negli strati popolari, non è tollerato mangiare con le mani. Primo paese al mondo in cui non solo i ricchi – il che stupirà i turisti inglesi e francesi ancora nel Seicento – ma perfino i poveri a tavola usano cucchiaio, coltello e forchetta, perché con le dita non si tocca che il pane. Nei banchetti di corte o borghesi, ci si lava prima le mani in appositi catini (acquamanili) con acqua spesso profumata. Anche gli stecchini sono aromatizzati. Guai a chi urla, dice parole volgari, si ubriaca, si gratta, sputa e si avventa selvaggiamente sul cibo: verrebbe redarguito, e non solo in ambienti aristocratici. Sul contegno a tavola si diffondono i manuali di un’altra invenzione del Rinascimento italiano, il ”galateo”, come quello scritto dal Monsignor Della Casa.