La macchina del tempo n. 10 ottobre 2001 pag 39, 10 ottobre 2001
Gli uomini si sono accorti molto presto che si poteva sfruttare la forza del vento. Così, circa 5mila anni fa, inventarono, pare in Egitto, le barche a vela
Gli uomini si sono accorti molto presto che si poteva sfruttare la forza del vento. Così, circa 5mila anni fa, inventarono, pare in Egitto, le barche a vela. Per la verità un mollusco, la Caravella portoghese, o Fisalia, aveva fatto la stessa invenzione molto prima, all’incirca 3 o 400 milioni di anni fa. L’essere ancora oggi veleggia per l’Atlantico issando la sua minuscola vela rosa gonfiata di gas. Fino a metà Ottocento, le navi attraversavano i mari contando soltanto sulle vele e sul vento. Poi, fu inventato il motore. L’idea del mulino a vento è molto, molto più tarda. Tutti pensano che il primo mulino a vento sia stato costruito, verso il 640 d.C. dal Califfo Omar I, ma da un’opera di Erone risulta che se ne sapeva qualcosa già in epoca romana, nel I secolo d.C. Oggi vele e mulini a vento sono oggetti da museo. Le vele le adoprano sportivi di buon gusto che vanno per mare all’antica. I mulini sono diventati elementi di paesaggio, anche se qualcuno in Olanda è ancora in uso. Nelle nostre campagne ci sono ancora dei tralicci sormontati da una ruota a pale: erano vecchie pompe a vento, adoprate per sollevare dai pozzi acque da irrigazione. Negli ultimi tempi sono comparsi, nelle zone molto ventilate (Germania, Usa, ecc.) degli alti pali dipinti di bianco, sormontati da grandi eliche bianche a tre pale. Sono dinamo, proprio come quelle che accendono il fanale della bicicletta, e che noi facciamo girare pedalando. Le dinamo a vento producono corrente elettrica in quantità molto maggiore, e sono destinate a diventare sempre più importanti. Attualmente, per produrre energia elettrica, dobbiamo consumare altre forme di energia, quasi sempre bruciando petrolio o carbone. Questi combustibili inquinano gravemente, e sono destinati prima o poi a esaurirsi.