Sidney Perkowitz, "La teoria del cappuccino. La schiuma dalle cellule al cosmo", Garzanti, 12 ottobre 2001
Polinesia. Nel 1996 gli scienziati che sorvegliavano l’attività sismica della Polinesia francese, registrarono suoni puri a bassa frequenza, dai tre ai dodici hertz, molto al di sotto della soglia dell’udito umano (i suoni puri, cioè note di frequenza ben determinata, sono rari: anche il più bel do di petto di un cantante è un miscuglio di suoni di diverse frequenze)
Polinesia. Nel 1996 gli scienziati che sorvegliavano l’attività sismica della Polinesia francese, registrarono suoni puri a bassa frequenza, dai tre ai dodici hertz, molto al di sotto della soglia dell’udito umano (i suoni puri, cioè note di frequenza ben determinata, sono rari: anche il più bel do di petto di un cantante è un miscuglio di suoni di diverse frequenze). I suoni a tonalità unica provenivano da un vulcano sottomarino a centoventi metri di profondità, che rilasciava lava bollente e trasformava l’acqua circostante in vapore. Entrando nella nube le onde sonore provocate dall’eruzione erano modificate e vi rimbalzavano dall’alto in basso. Risultato: una risonanza modulata dalla dimensione della nube, così come il vibrato prodotto da un musicista bluegrass soffiando in un bottiglione di whisky. Mentre il suono proveniente dal bottiglione è una ricca miscela di armoniche superiori, nella nube marina le armoniche erano assorbite dalle bolle finché restava solo il tono puro.