Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  ottobre 18 Giovedì calendario

Seimila anni fa la nostra Penisola non era assolutamente all’avanguardia nel campo della parola scritta

Seimila anni fa la nostra Penisola non era assolutamente all’avanguardia nel campo della parola scritta. Per quanto riguarda le tecnologie dell’informazione, la Silicon Valley di quei tempi era in Mesopotamia. Un’area che corrisponde alla zona centrale dell’Iraq, tra il fiume Tigri e l’Eufrate. Ma perché proprio lì, e proprio in quel momento? Due sono gli indiziati principali di questo mistero. Già tremila e cinquecento anni prima di Cristo in quella terra fioriva una civiltà avanzata e organizzata. Gli scambi incessanti e la facile reperibilità della terracotta contribuivano a fare nascere le prime forme di lingua scritta. Non furono poeti o sacerdoti a elaborarla, ma i contabili, che solo per questo dovrebbero per sempre essere affrancati dall’immagine di grigiore e mancanza di fantasia che ancora oggi li offusca. Incidendo tavolette di argilla, che poi venivano cotte fissando i segni, si iniziò a inventariare merci, a certificare entrate e uscite dai centri amministrativi. Le tavolette ricoperte di caratteri cuneiformi esposte a Torino svelano anche altro. Gli antichi, immediatamente dopo aver scoperto come registrare e trasmettere informazioni, scoprirono anche la necessità di proteggerle. In certi casi, infatti, era indispensabile poter mantenere la riservatezza dei messaggi. In poche parole scoprirono la necessità della privacy. Proprio per questo in Mesopotamia le tavolette che contenevano documenti venivano rinchiuse in ”buste”, sempre di terracotta, che portavano incisi bolli o caratteri originali, difficili da imitare o falsificare. Chi avesse voluto spiare il contenuto della tavoletta sarebbe stato costretto a rompere la busta, rivelando il suo illecito proposito.