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 2001  ottobre 18 Giovedì calendario

Brevetto – Problema della brevettabilità dei geni: «La questione della protezione tramite brevetto delle sequenze di Dna è intricata dal punto di vista legale e appassionata da quello emotivo

Brevetto – Problema della brevettabilità dei geni: «La questione della protezione tramite brevetto delle sequenze di Dna è intricata dal punto di vista legale e appassionata da quello emotivo. Per ottenere un brevetto, un’invenzione deve essere originale, non ovvia e utile». [Kevin Davies, 80-81]. «Gli esseri viventi sono tali proprio perché sono plastici, variabili e imprevedibili, almeno nel senso che sono in grado di rispondere ai cambiamenti, in parte imprevedibili, che avvengono all’esterno e all’interno di essi. Si può anche dire che gli esseri viventi sono ”soggetti” in quanto reagiscono attivamente a quanto viene dall’esterno, e che gli esseri umani sono soggetti pensanti, ben diversi da macchine predeterminate. E’ chiaro che se rifiutiamo quest’idea, dobbiamo anche accettarne le conseguenze e cioè il fatto che una volta considerati gli esseri umani come oggetti, è naturale che in quanto tali possano essere manipolati, e che, come le macchine, possano essere prodotti e venduti. Quindi anche la vita, se intesa come un oggetto, potrebbe essere venduta come qualsiasi prodotto, brevettata e posseduta da chi ha le risorse economiche per farlo. E allora perché non si potrebbero produrre e vendere gli esseri umani? Si tratta forse di una domanda provocatoria, ma la questione è certamente pertinente e importante per il nostro futuro. Guardiamo infatti a quanto sta avvenendo e quali conseguenze potrebbe avere da questo punto di vista la attuale legislazione brevettuale. Va chiarito subito che la brevettazione per i processi di trasformazione del patrimonio genetico umano è proibita, ma non lo è la brevettazione dei processi di trasformazione di cellule non germinali (somatiche, del resto del corpo), né quella dei geni e delle varianti una volta che siano stati isolati dal Dna delle persone e che ne sia stata chiarita la funzione. Sono inoltre brevettabili i processi di clonazione, anche se è proibito per ora clonare un intero essere umano (non i tessuti o gli organi). Si pone qui innanzitutto il problema della variabilità genetica e cioè dell’insieme dei varianti dei geni umani che una dichiarazione dell’Unesco, firmata da tutti i paesi, dichiarava patrimonio inalienabile di tutta l’umanità e degli individui che la compongono e che invece è brevettabile e utilizzabile per produrre farmaci, anch’essi sotto brevetto. Questo ha fatto sì che molte imprese finanziano studi a tappeto sulle popolazioni umane per scoprire eventuali varianti utili da geni noti. Ad esempio, vengono analizzate popolazioni particolarmente longeve, non affette da alcuna forma di tumori, a basso rischio cardiocircolatorio, ecc. Lo scopo immediato delle ricerche non può essere giudicato positivo, in quanto la conoscenza della variabilità permetterebbe di isolare i varianti positivi di una serie di geni importanti e ricavarne farmaci o usarli in terapia genica. Anche se questi obiettivi non fossero raggiunti, queste ricerche fornirebbe una serie di informazioni molto utili per una migliore conoscenza del ”sistema complesso uomo” e dei modi per curarlo. Tuttavia, come si diceva, i geni possono essere brevettati e il brevetto ”è esteso a tutti i materiali (sic!) che contengono il variante considerato” e quindi, almeno in teoria, tutti gli esseri umani che lo possiedono. Un altro problema che va tenuto presente riguarda la biodiversità degli organismi impiegati per l’agricoltura e cioè il fatto che, una volta brevettato, un variante acquista immediatamente un prezzo, il che limita l’accesso alla sua utilizzazione a chi è in grado di pagarlo. Non a caso si sono sollevate proteste, in particolare da parte di alcune popolazioni indigene in cui, appunto, erano stati trovati alleli poi brevettati senza nemmeno menzionare da dove e soprattutto da chi erano stati presi. E’ quindi vero che mentre non possono essere considerati merce gli esseri umani interi, la legislazione attuale apre la strada a brevettarne parti e a brevettare processi che creino tali parti, nonostante che la Convenzione europea dei brevetti escluda la proprietà intellettuale per i procedimenti terapeutici» [Marcello Buiatti, 96-98]. Nel 1991 Venter, allora ancora membro del Nih, chiese il brevetto per 2500 geni, aprendo di fatto la questione. Prima di allora «solo una manciata di geni brevettati era stata utilizzata con successo dalle aziende specializzate in biotecnologie per produrre farmaci terapeutici, per esempio l’insulina (per il diabete), il fattore di coagulazione 8 (per l’emofilia) e l’eritropoietina (per l’insufficienza renale)» [Kevin Davies, 80-81]. «In diverse discussioni suscitate dal Progetto Genoma, nella disputa sui brevetti genici la Celera è stata dipinta come il principale colpevole e a Venter sono state mosse accuse (quantomeno ridicole) di voler brevettare l’umanità o il genoma completo. Sebbene la Celera abbia le carte in regola per richiedere un numero enorme di brevetti sui geni umani, non è, e con ogni probabilità non sarà mai, il collezionista più importante di simili brevetti. I possessori più noti di genoma sono aziende quali la Incyte Genomics e la Human Genome Sciences, cui negli ultimi anni sono stati concessi centinaia di brevetti per i geni umani. La Incyte, al momento, guida la classifica con oltre 500 brevetti, il doppio di quelli ottenuti dal rivale più vicino, la SmithKline-Beecham, in molti casi per geni che sono stati previsti interamente grazie all’analisi delle sequenze, e con migliaia di altre richieste in attesa di risposta» [Kevin Davies, 205-206].