Kevin Davies, "Il codice della vita", Mondadori pag. 59, 223-224, 228., 18 ottobre 2001
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Cromosoma Y – Contiene il gene della mascolinità e quasi nient’altro. Sulla sequenza y si trovano più mutazioni che sulla sequenza x in un rapporto di quasi a 2 a 1 [Kevin Davies, 59]
Cromosoma Y – Contiene il gene della mascolinità e quasi nient’altro. Sulla sequenza y si trovano più mutazioni che sulla sequenza x in un rapporto di quasi a 2 a 1 [Kevin Davies, 59]. Si trasmette solo di padre in figlio [Kevin Davies, 223]. «Gli studi delle variazioni nel cromosoma Y hanno fatto luce sulla trasmissione dei geni attraverso la discendenza paterna, integrando gli studi del Dna mitocondriale materno. Studi approfonditi a cura di David Page del Whitehead Institut e di Bruce Lahn della Univedrsity of Chicago hanno tracciato l’incredibile viaggio evolutivo intrapreso dal cromosoma Y nel corso dei 300 milioni di anni trascorsi, il quale ha trasformato un cromosoma ben dotato in una povera cosa raggrinzita che possiede a malapena 30 geni. Alcuni di essi però sono alquanto importanti: per esempio, un gene che innesca il processo che determina il sesso maschile (sry) e una famiglia di geni necessaria per lo sviluppo dello sperma. Secondo Page e Lahn circa 300 milioni di anni fa quello che adesso è il cromosoma Y dei mammiferi è stato dirottato da una mutazione da cui è scaturito il gene che determina il sesso maschile (In alcuni dei nostri antenati rettili il sesso non era determinato dai geni, ma da fattori esterni come la temperatura). Nel corso di milioni di anni il cromosoma y è stato soggetto a ondate di riassetto e i punti in contatto tra i cromosomi x e y (la ventitreesima coppia) sono scemati al punto che i due non riescono più a scambiarsi materiale durante la meiosi, fatta eccezione per due piccole regioni alle estremità. L’unica fonte significativa di variazioni nel cromosoma y sono le mutazioni che si presentano nella sequenza di Dna. Identificando segmenti specifici di Dna soggetti alle variazioni, i ricercatori possono confrontare lo schema di tali sequenze, o aplotipo, costruendo un’immagine evolutiva della discendenza paterna che è complementare a quella del Dna mitocondriale» [Kevin Davies, 223-224]. L’analisi mitocondriale, eseguiita da Allan Wilson e dalla sua équipe, ha stabilito che l’attuale genere umano discende interamente da una sola donna vissuta circa 200 mila anni fa. L’Adamo dell’attuale genere umano, a cui si risale ricostruendo attraverso le mutazioni del cromosoma Y, è invece di epoca successiva [Kevin Davies, 228]. Vedi anche Mascolinità.