Fabrizio Dragosei sul Corriere della Sera del 23/10/01 a pagina 15., 23 ottobre 2001
Il recupero nel mar di Barents del sottomarino sovietico Kursk
Dopo 3 mesi di duro lavoro sul Mare di Barents, la carcassa del sottomarino sovietico Kursk è arrivata in porto e gli specialisti si apprestano a intervenire. Il Kursk, uno dei più grandi e sofisticati sommergibili del mondo, affondò il 12 agosto del 2000 nel corso di manovre che coinvolgevano parecchie unità della flotta del Nord. Due successive esplosioni squarciarono la prua uccidendo immediatamente una parte dell’equipaggio, gli altri morirono aspettando inutilmente un aiuto dalla superficie. I sub intervenuti sul luogo dell’affondamento riuscirono a penetrare solo in una parte del sottomarino, recuperando 11 corpi. Ai primi di settembre è iniziata l’operazione di recupero: la prua, che conteneva i siluri, è stata tagliata e abbandonata sul fondo perchè troppo pericolosa da sollevare, il resto del sommergibile, in cui si trova anche il reattore nucleare, è stato tirato su con un gigantesco pontone galleggiante e poi trascinato in porto. In questi giorni, sotto una forte nevicata, è iniziato il controllo della radioattività. L’operazione più delicata è quella di estrarre, con la massima delicatezza possibile, i 22 missili Granit, poi si passerà alla restituzione delle salme ai famigliari. I 22 Granit sono missili lunghi 10 metri e mezzo e pesanti 7 tonnellate, capaci di colpire una nave a 555 chilometri di distanza. Gli esperti assicurano che non c’è pericolo per l’estrazione, «perchè a bordo non c’è corrente e i siluri non possono lanciarsi da soli».