Alda Merini, ìLíaltra verit. Diario di una diversaî, Rizzoli 1997, 26 ottobre 2001
Fascette. ”Di giorno non facevamo nulla e, se la sera si era tentati di rimanere alzati un po’, subito venivamo redarguiti aspramente e mandati a letto con le ”fascette”
Fascette. ”Di giorno non facevamo nulla e, se la sera si era tentati di rimanere alzati un po’, subito venivamo redarguiti aspramente e mandati a letto con le ”fascette”. Che cosa erano le fascette? Nient’altro che delle corde di grossa canapa, dietro le quali ci infilavano i piedi e le mani perché non potessimo scendere dai lettucci. Urlare sì, potevamo; nessuno ce lo impediva, tanto che qualche volta un malato a furia di urlare finiva col ricadere esangue sul proprio letto. Ricordo di una paziente che rimase immersa nelle proprie feci urlando a squarciagola per giorni e giorni”.