Giovanni Caprara sul Corriere della Sera del 03/11/01 a pagina 7., 3 novembre 2001
«Le torri sono crollate non per l’urto, ma perché il fuoco innescato dal combustibile ha bruciato a lungo in zone definite, superando il periodo di resistenza al calore delle strutture e causandone il crollo
«Le torri sono crollate non per l’urto, ma perché il fuoco innescato dal combustibile ha bruciato a lungo in zone definite, superando il periodo di resistenza al calore delle strutture e causandone il crollo. Ma se lo stesso aeroplano cadesse su un ponte, il combustibile incendiato scorrerebbe in superficie, scivolando in acqua. Quindi, non sostando a lungo nel punto di caduta, non potrebbe intaccare la resistenza della struttura. Anche il Ponte di Messina è progettato per resistere anche se gli precipitasse sopra un aeroplano. Per quanto riguarda l’urto dell’impatto, non è sufficiente per demolire un grande ponte» (Professor Remo Calzona, docente di ingegneria delle costruzioni all’Università La Sapienza di Roma, commentando il recente allarme sugli attentati ai ponti americani).