Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  novembre 05 Lunedì calendario

N. Imerio, di anni 34, genovese, elettricista, una piccola ditta nota in tutto il quartiere, spesso depresso, viveva solo al terzo piano di via Calamandrei

N. Imerio, di anni 34, genovese, elettricista, una piccola ditta nota in tutto il quartiere, spesso depresso, viveva solo al terzo piano di via Calamandrei. Domenica 28 ottobre, avendo deciso di suicidarsi col gas, mise a punto un marchingegno per evitare che anche i condomini ci rimanessero secchi. A mo’ di bara, rovesciò un armadio, con le ante verso il soffitto, ci ficcò un cuscino e una coperta, e lo collegò al rubinetto del gas con un tubo di plastica. Escogitò poi un meccanismo a tempo per regolare l’uscita del metano. Prese un peso di piombo: prima, con una corda, lo appese alla manopola del gas; poi, con uno spago, lo annodò a un gancio, in modo che restasse sospeso. Sotto il nodo mise una candela. Aprì la finestra, accese lo stoppino e si chiuse dentro l’armadio. La fiamma bruciò lo spago che teneva fermo il peso: questo, cadendo giù, tirò la corda e aprì il rubinetto del gas. Mentre l’Imerio soffocava, una bacinella d’acqua, anch’essa collegata al marchingegno, si rovesciò sulla candela e la spense. I vigili del fuoco assicurarono che il poveretto aveva dovuto fare parecchie prove prima di ottenere un risultato così preciso.