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 2001  novembre 05 Lunedì calendario

Torino. «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi». Constance Dowling è tutta qui, in questo verso entrato come un vento nella memoria di molte generazioni

Torino. «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi». Constance Dowling è tutta qui, in questo verso entrato come un vento nella memoria di molte generazioni. Cesare Pavese lo scrisse nella primavera del 1950. Apriva una delle dieci poesie (due delle quali in inglese) trovate nell’ufficio alla Einaudi, dopo che lo scrittore si era tolta la vita con sedici bustine di tranquillanti (morte femminea, osservò qualcuno). La raccolta era ordinata dentro una cartella. Portava sul frontespizio il titolo e le date di composizione: 11 marzo-11 aprile 1950. Che altro c’era da sapere? Per uno scrittore che non voleva troppi pettegolezzi poteva essere abbastanza. Ma, oltre al dramma personale incupito nella depressione, restava un mistero. Chi era l’attrice Constance Dowling? Le pagine di diario e le lettere dicono qualcosa, ma non abbastanza. Pavese le si rivolgeva così: «Poor strong clever desperate woman fighting for your life», ossia povera donna forte intelligente disperata che combatti per la tua vita. Ma da dove era venuta Connie? Che faccia aveva? Qual era la sua qualità d’attrice? Una risposta arriva questo pomeriggio nella sala conferenze dell’Archivio di Stato. Qui, Lorenzo Ventavoli e Alda Grimaldi ricorderanno Constance Dowling e proietteranno gli spezzoni di alcuni suoi film fortunosamente recuperati. Cercheranno anche di ricostruire la storia di un amore sospeso tra attesa e infelicità («la pena che mi rode il cuore sei tu»). Connie e Cesare si conobbero verso la fine del ’49. Lei era arrivata in Italia con la sorella Doris, anche lei attrice di cinema (sarà fra gli interpreti di Riso amaro, e avrà un flirt con Raf Vallone). Connie e Cesare si rividero rapidamente a Roma alla festa di Capodanno. In primavera andarono a Cervinia: qui l’amore ebbe la sua accensione e la sua disfatta. Tuttavia lo scrittore progettava di scrivere soggetti per le due sorelle, pungolava Constance, la esortava a non arrendersi. Lei lontana, intratteneva rapporti con Doris. Ma sentiva dentro di sé lo smacco. In luglio scrisse a Doris: «Non si può finire con stile, andrò per l’ultima volta a visitare il mio paese»; e il 26 agosto, alla vigilia della morte: «Chi è tornata, l’americana? Ho altro da pensare». Sprezzante. L’«americana» era confinata apparentemente in una piega del malumore, passata «come rondine o nube», visibile soltanto nel buio di una sala cinematografica, in una sequenza del film di Coletti Miss Italia, in cui la Dowling interpretava la parte di una prostituta. Questo è uno dei film che sfileranno oggi. In un bellissimo bianco e nero ci mostra il volto di Constance. Ed è un volto bellissimo, leggermente scavato sotto gli zigomi alti, solcato da un naso affilato e regolare; la bocca è sottile; gli occhi non sembrano aver bisogno di trucco. Una bellezza diversa da quella lussuosa e pastosa che invadeva gli schermi in quegli anni; una bellezza moderna, enigmatica, notturna. Miss Italia fu uno dei sette film italiani nei quali recitò la Dowling tra il ’47 e il ’50. I loro titoli ci rimandano a un cinema commerciale o melodrammatico, ma non privo di valore artigianale. Sono Follie per l’opera di Mario Costa (’47); Addio Mimì, di datazione incerta; La città dolente di Mario Bonard (’48), in cui la Dowling compare come una commissaria politica titina durante l’ultima guerra. E ancora Una voce nel tuo cuore, Duello senza onore e l’ultimo, in cui Connie è protagonista assoluta accanto ad Andrea Cecchi, La strada finisce sul fiume, un ”noir” uscito nell’autunno del ’50. Il cinema italiano sembrava promettere molto a questa giovane attrice che in America aveva debuttato nientemeno che in un musical accanto al celebre Nelson Eddy. Il musical non si poteva interpretare impunemente. Bisognava avere talento e scuola per affrontare i numeri cantati e ballati. La Dowling doveva essere ben dotata se sostenne e superò la prova di Knickerbocker Hollyday, le cui musiche erano state composte da Kurt Weill. Perciò, arrivata in Italia, sembrava sufficientemente attrezzata per il successo. Ma anche in Italia dovette faticare e lottare. Forse troppo (ricordate Pavese? poor strong desperate woman...). Fatto è che, in quel fatidico 1950, la Dowling tornò negli Stati Uniti, ma dovette attendere quattro anni per interpretarvi un film. Si trattava di Gog, una produzione fantascientifica di infima qualità. Constance vi appariva imbolsita, inespressiva, con assurdi riccioli incollati sulla fronte. Fu il suo ultimo film. Da allora di lei non si seppe più nulla. Quando morì, nel ’69, non aveva ancora 50 anni. Misteriosa anche la causa della morte. Attacco cardiaco o incidente d’auto? Sparì nel silenzio, dopo essere stata un vento di marzo: una folata sconvolgente nella vita di un poeta, che con pochi versi ne ha costruito la memoria.