Giuseppe Imbucci, ìIl Gioco Lotto, totocalcio, lotterie. Storia dei comportamenti socialiî, Marsilio 1997, 6 novembre 2001
«Un’altra figura ben più rara e preziosa del cabalista è l’assistito. Assistito è colui che per candore d’animo, per innocenza propria, come un fanciullo è in contatto con gli arcani che direttamente, senza sua consapevolezza, si rivelano attraverso la sua persona, le sue movenze e financo gli stati d’animo
«Un’altra figura ben più rara e preziosa del cabalista è l’assistito. Assistito è colui che per candore d’animo, per innocenza propria, come un fanciullo è in contatto con gli arcani che direttamente, senza sua consapevolezza, si rivelano attraverso la sua persona, le sue movenze e financo gli stati d’animo. L’assistito non può sbagliare perché è segno del divino. Il cabalista invece interpreta e la sua interpretazione può essere fallace. L’ultimo grande assistito napoletano, ritenuto tale nel corale assenso del popolo, si chiamava Calligaris. Si narra che venisse finanche spiato nella certezza che potesse rivelare con l’innocenza delle sue movenze un segno numerico, ordinatore e non oscuro. Negli atti di un processo celebrato a Napoli sul finire del secolo vi è testimonianza di questo convincimento tenace e tenebroso. Due povere figure della Napoli miserrima del 1880, un portiere dei quartieri spagnoli e un suo complice senza fissa dimora, rapiscono all’imbrunire di un venerdì di quell’inverno un frate frettoloso che rientrava al convento. Frate Ambrogio viene rapito perché in odore d’essere un assistito e questo convincimento sarà invocato come esimente dalla difesa nel corso del processo. La notizia corre tra i vicoli assordati e scandalizza la città borghese. Al frate si chiedono numeri. Egli non ne dà e viene sottoposto a sevizie. Nel soprassalto dell’agonia o dello sfinimento forse può rivelarne. Dopo diciotto giorni vien fatto rotolare in fin di vita da una carrozza in fuga presso la porta del convento francescano di San Pietro ad Aram. Morrà tra stenti dopo una settimana. Sembra che il frate abbia lasciato tre numeri morendo. In un fatale lapsus della sorte due di questi escono il sabato successivo. Napoli è sbigottita e lo stupore si mescola all’eccitazione. Chi ha giocato trova conferma delle sue persuasioni, chi non ha giocato si affretta a farlo. Attraverso complicati calcoli cabalistici si costruiscono altri numeri che promettono fortuna. Il sacrificio della vittima, come nell’antichissimo rito del capro espiatorio, è propiziatorio e garantisce la benevolenza celeste. Tre numeri scoperti, come sembra, nel cappuccio del frate sopravanzano alla fine tutti gli altri. I giornali li pubblicano accompagnati da pezzi di colore. Nell’eccitazione di tutti il volume del gioco si moltiplica. Giustino Fortunato avanzerà un’interrogazione parlamentare per individuare le responsabilità di tanto sperpero. La città alla fine è economicamente prostrata».