Eva Cantarella e Luciana Jacobelli ìUn giorno a Pompeiî, Electa Napoli., 6 novembre 2001
A Pompei, come a Roma, gli dèi erano oggetto di culto, pubblico e privato. I riti pubblici venivano celebrati nei templi cittadini da sacerdoti o sacerdotesse
A Pompei, come a Roma, gli dèi erano oggetto di culto, pubblico e privato. I riti pubblici venivano celebrati nei templi cittadini da sacerdoti o sacerdotesse. Nel corso di una cerimonia, detta ”sacrificium” (da ”sacrum facere”, rendere sacro), il sacerdote invitava i presenti al più assoluto silenzio, pronunciava la formula ”favete linguis” (evitare parole di cattivo augurio), prendeva un piatto contenente la ”mola salsa” (una mistura preparata dalle Vestali), la spargeva sul coltello e sulla testa dell’animale, lo uccideva e ne divideva le carni. Le viscere (’exta”), spettavano agli dèi, in onore dei quali venivano poi bruciate; il resto era spartito tra i partecipanti. Una volta cotta, la carne veniva mangiata nel banchetto conclusivo.