Renato Bertacchini su Libero del 07/11/01 a pagina 19., 7 novembre 2001
Al risveglio, Giuseppe Parini era solito sorseggiare una tazza di caffè o cioccolato; quando rincasava, a tarda notte, scendeva in cantina e stappava una bottiglia di Tocai
Al risveglio, Giuseppe Parini era solito sorseggiare una tazza di caffè o cioccolato; quando rincasava, a tarda notte, scendeva in cantina e stappava una bottiglia di Tocai. Per Gioacchino Belli, un bicchiere di vino era una «consolazione da gustarsi a "fujette"», cioè di mezzo litro in mezzo litro. Per Leopardi il vino aiutava l’uomo a ridere, vincere e neutralizzare i mali della vita (nell’"Elogio degli uccelli", a proposito dell’allegria scriveva: «E crederei che la prima causa di ridere fosse stata agli uomini la ubriachezza»). Manzoni, ne "I Promessi Sposi", così descrive i galantuomini: «Coloro che bevono il vino senza criticarlo, che pagano il conto senza tirare, che se hanno un coltellata da consegnare vanno a farlo lontano dall’osteria». D’Annunzio invece era completamente astemio e un giorno, a Pascoli che gli rimproverava i «troppi peccati mondani», rispose: «Preferisco rischiare l’osso del collo durante una caccia alla volpe piuttosto che passare le serate davanti a un fiasco di vino».