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 2001  ottobre 18 Giovedì calendario

Ogm – Organismi Geneticamente Modificati. «A tutt’oggi non esistono in commercio prodotti transgenici di origine animale

Ogm – Organismi Geneticamente Modificati. «A tutt’oggi non esistono in commercio prodotti transgenici di origine animale. (...) Tra le piante, nonostante quanto viene detto dai media, quasi il 98% di vegetali geneticamente modificati coltivati nel mondo appartiene a due soli tipi: piante resistenti a diserbanti o resistenti a insetti. Ambedue le modificazioni sono state effettuate inserendo geni batterici che non interferiscono con il metabolismo della pianta e quindi non influenzano negativamente il suo sviluppo e la sua produzione. Le specie trasformate per questi due caratteri sono innanzitutto mais e soia, poi la patata, il tabacco, il cotone, la colza. La superficie coltivata a piante transgeniche ha toccato nel 1999 un massimo di ben 41 milioni di ettari a livello mondiale, un’estensione che è rimasta pressoché costante nel 2000 e diminuirà, secondo stime ufficiali statunitensi, del 5-10% nel 2001. La produzione nel 1999 era concentrata per il 69,1% negli Stati Uniti, dove un buon 50-60% del mais e della soia sono transgenici o per l’uno o per l’altro o per ambedue i caratteri di cui sopra. Il resto si trovava, sempre nel 1999, in Argentina (14%), Canada (9,7%), Cina (3,1%), Brasile (2,8%). In Europa praticamente solo la Spagna produceva mais modificato (0,3%) e il restante 1-2% era in Australia, Sudafrica e Messico. Vedendo queste cifre si nota che gli Stati in cui si usano gli ogm hanno agricolture basate su aziende a larga estensione, sono ad alto sviluppo industriale e non appartengono al gruppo dei cosiddetti 44 paesi più poveri del mondo» [Marcello Buiatti, 69]. «Nessun pericolo diretto proviene dagli animali geneticamente modificati, almeno per ora, non fosse altro per il fatto che in genere sono più deboli delle loro controparti ”normali” e che, comunque, non ne esistono in commercio per uso alimentare. In lista di attesa per un uso alimentare sembra esserci solo un salmone gigante nel quale è stato inserito un gene per l’ormone della crescita. Qui i rischi potenziali deriverebbero dalla possibile aggressività del salmone verso gli altri componenti dell’ecosistema e, d’altra parte, dagli effetti negativi su chi lo mangia, dovuti appunto all’eccesso di quell’ormone che fra l’altro da noi è vietato somministrare ai vitelli per i pericoli che comporta» [Marcello Buiatti, 79]. Vedi Ingegneria genetica, Prodotti transgenici.