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 2001  ottobre 18 Giovedì calendario

Popolazioni – Quanto più a lungo due popolazioni o specie si sono divise da antenati comuni, tanto maggiore è la differenza tra le loro sequenze di Dna [Martin Brookes, 149]

Popolazioni – Quanto più a lungo due popolazioni o specie si sono divise da antenati comuni, tanto maggiore è la differenza tra le loro sequenze di Dna [Martin Brookes, 149]. «Un notevole numero di studi recenti ha consentito di scoprire che le differenze tra le popolazioni africane moderne sono molto maggiori di quelle tra popolazioni di altri paesi del mondo. Il fatto che si siano accumulate maggiori differenze nel Dna implica che le popolazioni africane sono più antiche di altre popolazioni umane. Tuttavia i genetisti sono riusciti a spingersi ancora più in là e a definire una datazione sull’epoca in cui si evolvettero i primi esseri umani. Questo calcolo si basa sull’assunto che le mutazioni si accumulano nel Dna con un tasso costante, come il ticchettìo di un orologio. Contando il numero di differenze che si sono accumulate e conoscendo il tasso con cui avvengono le mutazioni, si potrà risalire alla data d’origine. Impiegando questa tecnica si è stimato che gli esseri umani hanno avuto origine circa 100.000 anni fa» [Martin Brookes, 151]. «Quando alcune popolazioni umane hanno fatto fagotto decidendo di lasciare l’Africa, non portavano con sè soltanto le loro cose, la loro lingua e la loro cultura, ma anche i loro geni. Al pari delle lingue e delle culture, anche i geni possono essere studiati in rapporto alla loro distribuzione, che reca le tracce delle migrazioni umane. La distribuzione geografica dei geni negli esseri umani odierni indica che gli europei penetrarono in Europa passando per il Medio Oriente circa 45 mila anni fa. Gli indiani d’America sembrano discendere da due popolazioni che migrarono successivamente dall’Asia, rispettivamente circa 10.000 e 30.000 anni fa» [Martin Brookes, 151]. In tutte le comunità piccole e isolate a causa di barriere religiose, culturali o geografiche, vi è un alto rischio che un difetto genetico si sparga nella popolazione per mezzo della consanguineità [Martin Brookes, 153].