Martin Brookes, La genetica, Editoriale Scienza pag. 14, 25, 81; Marcello Buiatti, Le biotecnologie, Il Mulino pag. 11; Kevin Davies, Il codice della vita, Mondadori pag. 318, 18 ottobre 2001
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Proteine – «Se un essere umano fosse una casa, le sue proteine sarebbero i mattoni e la malta». Si tratta di mattoni chimici, costituiti da catene di amminoacidi e fabbricati secondo codici forniti dai geni
Proteine – «Se un essere umano fosse una casa, le sue proteine sarebbero i mattoni e la malta». Si tratta di mattoni chimici, costituiti da catene di amminoacidi e fabbricati secondo codici forniti dai geni. Le proprietà di una proteina dipendono anche dalla forma tridimensionale della catena di amminoacidi [Martin Brookes, 14]. «Una classe di macromolecole, dette proteine, riveste una particolare importanza, perché è costituita da strumenti che permettono la stabilizzazione di una serie di strutture della cellula e la produzione (sintesi) di tutte le altre molecole non proteiche. Ogni proteina è una catena di elementi, detti aminoacidi, che in natura è tutta avvolta su se stessa e può assumere una o più forme diverse a seconda dell’ambiente in cui si trova e del tipo di molecole che incontra dopo essere stata sintetizzata. Con alcune, infatti, si potrà unire e formare una nuova struttura (complesso) avvolgendosi intorno a essa» [Marcello Buiatti, 11]. Ogni tipo di cellula produce soltanto le proteine appropriate alla sua funzione: così pelle e capelli producono cheratina e non emoglobina, prodotta invece dalle cellule del sangue [Martin Brookes, 25]. «La sintesi delle proteine racchiudeva un enigma. Paul Zemecnik e i suoi colleghi del Massachusetts General Hospital di Boston avevano scoperto che le proteine venivano sintetizzate nei ribosomi (le fabbriche di proteine della cellula). Eppure il Dna, che codificava l’informazione necessaria a sintetizzare una proteina, era racchiuso nel nucleo. La chiave di tutto era l’Rna. L’Rna era un acido nucleico, come il Dna, e poteva presentarsi in varie forme diverse. L’Rna messaggero o mRna eseguiva una copia originale del Dna e la trasportava dal nucleo alla linea di montaggio nelle fabbriche delle proteine. Poi gli amminoacidi venivano portati nella fabbrica dall’Rna di trasferimento (tRna) e imbullonati nella sequenza corretta. In tal modo la produzione delle proteine si suddivideva in due fasi distinte. Durante la prima fase (trascrizione) l’elica del Dna si svolgeva e le molecole di mRna che vagavano nel nucleo si attaccavano alle loro compagne complementari su uno dei filamenti di Dna. Nella seconda fase (traduzione), il messaggio trascritto veniva letto dalle molecole di tRna e convertito in una sequenza di amminoacidi» [Martin Brookes, 81]. «Peter Schultz si è domandato per quale motivo ci sono solo quattro basi nel nostro Dna e solo venti amminoacidi nelle nostre proteine: come sarebbe stata la vita se Dio avesse lavorato il settimo giorno e ne avesse creata qualcuna in più? Il codice genetico contiene sessantaquattro possibili triplette (il numero delle combinazioni di quattro lettere secondo una schema a triplette è 4*4*4), tuttavia vi sono solo venti ”mattoni” proteici: possiamo dedurre che diversi cambiamenti nella sequenza di Dna non alterano la proteina codificata. Schultz spera di approfittare della degenerazione del codice per espanderlo un po’» [Kevin Davies, 318]. Vedi Enzimi