Piero Ottone, la Repubblica 09/11/2001, 9 novembre 2001
«Pietro Quaroni, il più brillante dei nostri ambasciatori negli ultimi cinquant’anni (fu titolare a Mosca, a Parigi e a Londra, oltre che, se non sbaglio, nell’Afghanistan, per punizione durante il fascismo), e anche l’ambasciatore con la lingua più tagliente, definiva la politica estera italiana ”la politica del sedere”
«Pietro Quaroni, il più brillante dei nostri ambasciatori negli ultimi cinquant’anni (fu titolare a Mosca, a Parigi e a Londra, oltre che, se non sbaglio, nell’Afghanistan, per punizione durante il fascismo), e anche l’ambasciatore con la lingua più tagliente, definiva la politica estera italiana ”la politica del sedere”. Intendeva dire, a parte il gioco di parole, che importante per noi era ”sedere”, cioè avere un posto a tavola, essere visti in compagnia dei ”grandi”, dare l’impressione di essere ”grandi” anche noi: anche se poi, una volta seduti, non avevamo niente da dire, e facevamo la figura degli allocchi» (Piero Ottone).