Giovanni Ansaldo, ìOre napoletaneî, F. Fiorentino editore, 13 novembre 2001
Colpo di fucile. «La tragedia avvenuta giorni fa presso Legnano, in Lombardia, cioè la tragedia in cui un ragazzino di cinque anni ha freddato, giocando, con una fucilata la sorellina di tre anni è dominato dalla fatalità
Colpo di fucile. «La tragedia avvenuta giorni fa presso Legnano, in Lombardia, cioè la tragedia in cui un ragazzino di cinque anni ha freddato, giocando, con una fucilata la sorellina di tre anni è dominato dalla fatalità. Il padre e la madre non ne hanno nessuna colpa diretta; nemmeno quella di avere lasciato il fucile a portata di mano del ragazzino; perché anzi il padre aveva pensato a nasconderlo, e fu il ragazzino che lo cercò e lo trovò. Peraltro... Peraltro chi legge il resoconto non può fare a meno di notare che il bambino conosceva troppe parole e troppi gesti attinenti all’arte di ammazzare la gente: sapeva troppo bene ciò che significa ”far fuori” e ”mettere al muro”, conosceva troppo bene quale atteggiamento deve assumere, al momento della esecuzione, il condannato alla fucilazione. E la conseguenza fu che egli, impadronitosi del fucile paterno, ordinò alla sorellina di mettersi al muro per essere fucilata; e la piccola, che anche essa conosceva il macabro gioco, obbedì; ed egli la fucilò. E il ragazzino non restò per niente impressionato di ciò che aveva fatto, tant’è vero che arrivati, di lì a poco, i fotografi, questi, con la tipica crudeltà professionale, gli chiesero di ripetere dinanzi a loro il suo gioco; ed egli si compiacque, e si mise in posa, con una immaginaria arma in mano; e questi fecero scattare i loro flash per ”prenderlo” nell’atto micidiale... Strana civiltà la nostra, che abolisce la pena di morte nei giudizi criminali, e poi, attraverso il linguaggio e l’immagine, insegna ai bambini a metterla in atto tra loro, per gioco» (23 ottobre 1964).