Leah Rabin, ìUna vita insiemeî, Mondadori, 14 novembre 2001
In terza media Leah entrò nell’Hashomer Hatzair. La divisa era: camicetta azzurra e pantaloncini o gonna dello stesso colore
In terza media Leah entrò nell’Hashomer Hatzair. La divisa era: camicetta azzurra e pantaloncini o gonna dello stesso colore. C’erano riunioni obbligatorie due volte alla settimana, incontri il venerdì e il sabato sera. Viaggiavano per tutta la Palestina, discutevano questioni ideologiche, studiavano la storia dei movimenti sindacali e del sionismo. Nell’estate del 1943 Leah, che aveva 15 anni e frequentava il secondo anno delle scuole superiori, incontrò Yitzhak, un "sabra", cioè nato in Palestina, che ne aveva 21. Lo vide in una gelateria di Allenby Street, a Tel Aviv: «Mi sembrò Re Davide in persona. Aveva i capelli biondo vivo e due occhi grigioverdi incredibilmente intensi». Rabin faceva parte del Palmach, unità speciale dell’Haganah, la lega creata nel 1920 per la difesa degli ebrei residenti in Palestina. Il Palmach, acronimo di Plugot ha-Machatz (compagnia d’attacco), venne fondato nel 1941 da Yitzhak Sadeh con lo scopo di difendere gli yishuvim, insediamenti ebraici, dagli attacchi arabi. Rabin aderì al Palmach nel 1941 e compì la sua prima missione (penetrare in Siria e tagliare i fili di alcuni pali telefonici) nel maggio di quell’anno. Nel 1945, anno in cui il Palmach venne messo fuori legge dagli inglesi, entrò a farne parte anche Leah.