Renata Salvarani su Libero dell’ 11/11/01 a pagina 18., 11 novembre 2001
Giosuè Carducci, cliente fisso delle osterie di Modena con lo pseudonimo di "Enotrio", si recava sovente nella taverna "Diciotto colonne" di Grosoli (locale poi ribattezzato in suo onore), mangiava zampone innaffiato da «vin brusco» (il Lambrusco), ordinava casse di bottiglie che gli venivano consegnate a casa e uva che poi faceva vinificare da contadini di sua fiducia
Giosuè Carducci, cliente fisso delle osterie di Modena con lo pseudonimo di "Enotrio", si recava sovente nella taverna "Diciotto colonne" di Grosoli (locale poi ribattezzato in suo onore), mangiava zampone innaffiato da «vin brusco» (il Lambrusco), ordinava casse di bottiglie che gli venivano consegnate a casa e uva che poi faceva vinificare da contadini di sua fiducia. In una lettera alla contessa Lovatelli confessava così la sua passione: «Non sa Ella Signora Contessa che Domineddio fece apposta il lambrusco per annaffiare l’animale caro ad Antonio Abate? E io, per glorificare Dio e bendire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo a meditare la sapienza».