Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera del 16/11/01 a pagina 11., 16 novembre 2001
Per tutto il mese del Ramadan il digiuno, «scudo contro il diavolo», in genere preceduto da un leggero pasto detto "suhur", dura dalle prime luci dell’alba fino al tramonto (l’astensione da cibo e bevande può arrivare fino all’obbligo di non ingoiare nemmeno la propria saliva)
Per tutto il mese del Ramadan il digiuno, «scudo contro il diavolo», in genere preceduto da un leggero pasto detto "suhur", dura dalle prime luci dell’alba fino al tramonto (l’astensione da cibo e bevande può arrivare fino all’obbligo di non ingoiare nemmeno la propria saliva). Appena sceso il crepuscolo, un bicchiere d’acqua o tre datteri, quindi la preghiera notturna. Infine un pasto nutriente e gustoso, magari a base di "mutauuan marqa baidà" (sorta di spezzatino di vitello alla cannella con polpettine all’aglio e cumino) e "khbizet tunis", dolce alla mandorla con acqua di fiori d’arancio. Il tutto bagnato dal "kushiaf", bibita di uva passa. La rottura involontaria del digiuno comporta l’offerta di un pasto ai poveri (altrimenti l’astinenenza dal cibo va dilatata di altri trenta giorni).