Alessio Antichieri sul Corriere della Sera del 16/11/01 a pagina 3., 16 novembre 2001
«Il fachiro Mizra Ali Khan, nato nel villaggio di Ipi nel 1898, assunse l’appellativo di Fakir per i magici poteri che esercitava
«Il fachiro Mizra Ali Khan, nato nel villaggio di Ipi nel 1898, assunse l’appellativo di Fakir per i magici poteri che esercitava. Dicevano che proteggesse i seguaci da bombe e proiettili, tanto che riuscì a sedare secoli di conflitti tribali nella sua provincia e riunì un esercito di banditi (dediti all’assalto di convogli e al rapimento di ostaggi) per fondare uno stato indipendente, il Pashtunistan. Immaginarsi se gl’inglesi tolleravano ai confini del Raj indiano, perla dell’impero, una fastidiosa spina nel fianco. Il 1° gennaio 1936 scatenarono l’offensiva, vedi caso dal cielo: aerei della Raf bombardarono il nascondiglio mentre una brigata di fanteria, tremila uomini con blindati leggeri, risaliva valli selvagge sotto il tiro dei cecchini. L’attacco ebbe successo, ma quando i soldati entrarono nelle grotte le trovarono vuote. Com’era stato possibile? Il Fakir era passato sotto il loro naso e s’era nascosto in altre caverne, a Gul Zamit Kot, poche miglia più in là. Gli inglesi stavano perdendo la pazienza, perché il ricercato ricambiava l’interesse con una propria forma di terrorismo: a volte faceva uscire da una caverna la bocca d’un cannone e sparava sui villaggi. Se i soldati britannici venivano fatti prigionieri, poi, potevano scegliere se morire ustionati dall’acqua bollente o castrati dalle donne della banda. Non valse a nulla provare con le cattive: la spia fornita di una bomba inglese non riuscì a piazzare l’ordigno. Né con le buone: quando nel 1938 i britannici gli offrirono il perdono, il latitante rifiutò sdegnato. Andò avanti così per anni, finché venne l’indipendenza dell’India, la nascita del Pakistan e il ritiro dei britannici. Quando Frank Leeson tornò in patria, nel 1947, il fachiro di Ipi era ancora al sicuro sui monti. Raccontano che sia morto qualche anno dopo, di morte naturale, nel suo letto. O meglio, sul suo giaciglio» (Alessio Altichieri).