Viviano Domenici sul Corriere della Sera del 18/11/01 a pagina 26., 18 novembre 2001
L’archeologo americano Kevin J. Johnston, analizzando dei monumenti dell’America centrale, ha ricostruito alcuni aspetti della società maya
L’archeologo americano Kevin J. Johnston, analizzando dei monumenti dell’America centrale, ha ricostruito alcuni aspetti della società maya. Secondo i suoi studi, i re delle diverse città-stato tenevano a corte un certo numero di scribi, spesso appartenenti all’aristocrazia o scelti tra i componenti della famiglia reale. Tra i compiti di questi scrittori-artisti, realizzare libri e sculture e glorificare il potere regale con bassorilievi e stele (oggi rimangono solo le opere su pietra e ceramica, i libri in carta di agave rilegati a organetto sono stati distrutti dal tempo o dai conquistadores). Quando una città ne espugnava una nemica, il re vittorioso faceva prigionieri gli scribi e, dopo averli umiliati (costringendoli a eseguire opere inneggianti alla vittoria), per privarli della possibilità di scrivere e dipingere ancora gli faceva spaccare le dita e strappare le unghie. Nell’affresco messicano di Bonampak si vede il re in piedi su una gradinata, prigionieri seminudi con le dita sanguinanti e uno dei vinti, non ancora mutilato, intento a scrivere qualcosa; nella stele di "Piedras Negras", in Guatemala, uno dei prigionieri ha un’iscrizione sulla coscia che indica il suo ruolo ("prima persona della penna").