Viviano Domenici sul Corriere della Sera del 07/10/01 a pagina 27., 7 ottobre 2001
Anticamente si usava come moneta la conchiglia cauri: gli uomini preistorici dei mari d’Oriente la cucivano sugli abiti e l’infilavano nelle collane (c’era un’isola del Pacifico in cui solo i cauri raccolti dal re su una particolare spiaggia potevano essere utilizzati come monete)
Anticamente si usava come moneta la conchiglia cauri: gli uomini preistorici dei mari d’Oriente la cucivano sugli abiti e l’infilavano nelle collane (c’era un’isola del Pacifico in cui solo i cauri raccolti dal re su una particolare spiaggia potevano essere utilizzati come monete). Gli europei li ribattezzarono "porcellona" (per via della somiglianza al sesso della scrofa); più tardi vennero chiamate così anche le tazzine e i piatti cinesi, lucenti come le conchiglie (da cui la parola "porcellana"). In Asia Minore le monete erano delle goccioline di elettro (lega di oro e argento); intorno al 610 a.C. si pensò di fondere insieme più goccioline e di imprimervi sopra un segno per certificarne il peso, nacque così lo statere. I Maya avevano per moneta i semi di cacao, mentre nell’isola di Yap (Micronesia occidentale) si usavano dischi di pietra forati al centro e con diametro variabile da cinque centimetri a tre metri. Per coniarle, gli isolani si spingevano con le canoe fino alle cave di aragonite, nell’arcipelago di Palau, a 400 chilometri di distanza. Sono rimaste in uso fino al 1930 circa, ma quelle grandi vengono usate ancora oggi come dote, per l’acquisto di terre o per appianare dispute tra le famiglie.