Claude Lvi-Strauss, ìBabbo Natale giustiziatoî, Sellerio, 20 novembre 2001
Al tempo dei tempi, gli indiani Pueblo giunsero nel sud-ovest degli Stati Uniti. Ma, nell’ultima parte del viaggio, essendo esplosa una tempesta mentre attraversavano un fiume, molti dei loro bambini annegarono
Al tempo dei tempi, gli indiani Pueblo giunsero nel sud-ovest degli Stati Uniti. Ma, nell’ultima parte del viaggio, essendo esplosa una tempesta mentre attraversavano un fiume, molti dei loro bambini annegarono. Ora accadde questo: le anime di questi bambini morti - dette ”katchina” - venivano alla fine di ogni anno a trovare gli amici del villaggio e, andandosene poi via alla fine della visita, portavano con sè nel regno dei morti un certo numero di bambini che li avrebbero consolati della nostalgia. Disperati i genitori dei bambini trasportati a questo modo nel regno dei morti chiesero ai katchina pietà e li commossero infine persuadendoli a restarsene nell’aldilà mentre essi di qua li avrebbero evocati con danze e maschere. Così infatti andò: alla fine di ogni anno gli adulti danzavano, si mascheravano e portavano doni ai bambini. I bambini, all’oscuro di tutto, credevano che quelle maschere danzanti fossero davvero i katchina, le buone anime dei loro antenati. Come mai però i bambini erano ignari della verità e cioè che le maschere danzanti non erano in realtà i loro antenati, ma semplicemente i loro genitori in maschera? Perché, nella rappresentazione di fine d’anno, toccava a loro far la parte dei morti a cui si portavano i doni. Essi «rappresentano la realtà con la quale la mistificazione crea una sorta di compromesso. Il loro posto è altrove: non con le maschere e con i vivi, ma con gli dei e con i morti; con gli dei che sono i morti. E i morti sono i bambini».