Claude Lvi-Strauss, ìBabbo Natale giustiziatoî, Sellerio, 20 novembre 2001
Il rito relativo a Babbo Natale (con il genitore vestito di rosso e il cui volto è reso irriconoscibile dalla barba bianca) deve essere considerato un ”rito di iniziazione”, cioè di passaggio tra il mondo degli adulti e quello dei bambini
Il rito relativo a Babbo Natale (con il genitore vestito di rosso e il cui volto è reso irriconoscibile dalla barba bianca) deve essere considerato un ”rito di iniziazione”, cioè di passaggio tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. Finché si crede a Babbo Natale si è bambini. Si diventa adulti, quando non ci si crede più. Gli adulti sembrerebbero quindi ”iniziati” al mistero, dal quale i bambini sono invece esclusi. Però, ripensando al mito dei katchina - che è tra quelli che hanno generato la ritualità di Babbo Natale - sembrerebbe che la «non-iniziazione non sia esclusivamente uno stato di privazione, definito dall’ignoranza, dall’illusione o da altre connotazioni negative. Il rapporto tra iniziati e non-iniziati ha un contenuto positivo. E’ un rapporto complementare tra due gruppi: uno rappresenta i morti e l’altro i vivi. Nel corso stesso del rituale i ruoli sono del resto spesso e a più riprese invertiti, poiché la dualità genera una reciprocità di prospettive che come nel caso degli specchi posti uno di fronte all’altro, può riprodursi all’infinito: se i non-iniziati sono i morti, sono anche dei super-iniziati; e se, come spesso accade, sono gli stessi iniziati a impersonare i fantasmi dei morti per spaventare i novizi, è a questi ultimi che toccherà, in un momento successivo del rituale, disperderli e prevenire il loro ritorno».