Paolo Mieli, Corriere della Sera 22/11/2001, 22 novembre 2001
«Nella città di Jenin in Cisgiordania, gli uomini del colonnello Jibril Rajub, capo dei servizi di sicurezza preventiva dell’Autorità palestinese, hanno tratto in arresto Mohammed Tawalbe, giovane ma importante leader della Jihad
«Nella città di Jenin in Cisgiordania, gli uomini del colonnello Jibril Rajub, capo dei servizi di sicurezza preventiva dell’Autorità palestinese, hanno tratto in arresto Mohammed Tawalbe, giovane ma importante leader della Jihad. Era accusato di aver preso parte a innumerevoli attentati. I fondamentalisti sono scesi in strada e hanno manifestato in migliaia davanti all’edificio in cui Tawalbe è detenuto. Hanno dato fuoco ad automobili, lanciato sassi, bombe a mano [...]. Nel riferire, qualche giorno fa, in dettaglio, di questi episodi il giornalista del ”manifesto” Michele Giorgio, che non ha mai nascosto la sua simpatia per la causa palestinese, [...] ha compiuto uno straordinario sforzo per mantenersi entro i confini della serenità di giudizio. Ha riportato le notizie per quello che sono, non ha nascosto nulla della complessità del caso. Mi ha colpito, però, che il giornale abbia titolato il suo reportage imputando l’accaduto a un ”cedimento” del leader palestinese. Quale cedimento? vero che Arafat fa quello che fa anche per tenere fede a un patto con Bush [...]. Ma è anche vero che questi non sono stati ”cedimenti” a un’ingiunzione, bensì la scelta di una via che, unica, conduce alla nascita di uno Stato per il suo popolo. E credo che questo sforzo andrebbe descritto, anche nei titoli di giornale, con maggiore obiettività» (Paolo Mieli)