26 novembre 2001
Congia Stefano, di anni 33. Pastore sardo, silenzioso, introverso, diffidente, proprietario di seicento pecore e qualche maiale che teneva in un ovile a duecento metri dalla statale Sanluri-Samassi
Congia Stefano, di anni 33. Pastore sardo, silenzioso, introverso, diffidente, proprietario di seicento pecore e qualche maiale che teneva in un ovile a duecento metri dalla statale Sanluri-Samassi. Dieci giorni fa qualcuno gli aveva rubato un paio di animali. Lui se l’era presa col guardiano, Scano Edmondo, di anni 30, fidanzato, un figlio in arrivo, che invece di vigilare l’ovile si era addormentato. L’altra sera, mentre accudivano le pecore, il Congia ricominciò ad accusare l’amico: lo prese a male parole, l’offese e infine gli diede del cornuto. Lo Scano rimase calmo. Dopo la sfuriata tornò a casa e aspettò che si facesse notte. Quindi prese il suo fucile a pallettoni, ritornò all’ovile e fece qualche rumore per svegliare il Congia. Quello, preoccupato per le sue pecore, uscì di casa in mutande e canottiera e si beccò due colpi. Uno al petto, l’altro all’addome. Giovedì, davanti a un casolare di Sanluri, Cagliari.