Valeria Gandus su Panorama del 13/12/01 a pagina 248., 13 dicembre 2001
Dalla vita di Josef Mengele, laurea in medicina e filosofia, noto come ”l’angelo della morte” del campo di concentramento di Auschwitz
Dalla vita di Josef Mengele, laurea in medicina e filosofia, noto come ”l’angelo della morte” del campo di concentramento di Auschwitz. Ex ufficiale della Ss-Panzerdivision Wiking, decorato in battaglia e ferito al fronte, nel 1943 Mengele chiese di essere trasferito nel più grande campo di concentramento tedesco per poter proseguire i suoi esperimenti. Tra gli altri: scoprire quanto può vivere un neonato senza latte materno (cucendo i capezzoli alla madre) e quanto può resistere un essere umano nell’acqua ghiacciata; vedere cosa succede se si scambia il sangue di due gemelli unendo i loro vasi sanguigni; verificare se è possibile mutare il colore dell’iride iniettandovi determinate sostanze chimiche. L’interesse del Doktor Morte per i gemelli era fortissimo: li sottoponeva a visite accuratissime, cavava loro quantità inaudite di sangue (molti morivano dissanguati), li fotografava personalmente o li faceva ritrarre dalla pittrice ebrea ceca Dinah Gottliebova: "Il Dottore non si fidava delle fotografie a colori. Voleva che copiassi tutte le variazioni del colore della pelle in tonalità naturali". Raccontò un’ebrea sopravvissuta ad Auschwitz: "Una coppia di gemelli, si chiamavano Guido e Nino e avevano poco più di 4 anni, era stata mutilata in modo orrendo: li aveva operati alla schiena e aveva connesso le loro vene trasformandoli in gemelli siamesi...".