Valeria Gandus su Panorama del 13/12/01 a pagina 248., 13 dicembre 2001
Josef Mengele, ”l’angelo della morte”, era l’uomo in camice bianco che sulla Judenrampe, la rampa d’arrivo dei vagoni piombati carichi di uomini che giungevano ad Auschwitz, indicava con un gesto (’di qua, di là”) chi doveva andare subito nelle camere a gas e chi no
Josef Mengele, ”l’angelo della morte”, era l’uomo in camice bianco che sulla Judenrampe, la rampa d’arrivo dei vagoni piombati carichi di uomini che giungevano ad Auschwitz, indicava con un gesto (’di qua, di là”) chi doveva andare subito nelle camere a gas e chi no. Arminio Wachsberger, un ebreo italiano che fece da interprete per tutti gli ebrei romani catturati al Ghetto nel 1943, racconta: "A selezione già avvenuta Mengele mi chiese di dire agli ebrei, momentaneamente graziati, che potevano scegliere se andare al campo a piedi o sul camion con gli altri. Loro non sapevano che gli uomini sul camion erano destinati alle camere a gas e molti, distrutti dal viaggio massacrante, scelsero inconsapevolmente di morire. Io osai chiedere al Dottore il perché di quel trasporto criminale che aveva sottratto giovani e validi schiavi al Reich. E lui mi rispose: ”Chi non ha la volontà di fare un piccolo sforzo per il Reich non ha il diritto di vivere”".