Anna Zafesova su La Stampa del 13/12/2001 a pagina 14., 13 dicembre 2001
A Mosca, dove le temperature sono scese fino a venti grandi sotto zero, la gente si difende dal gelo (chiamato "moroz") riscoprendo tradizioni millenarie
A Mosca, dove le temperature sono scese fino a venti grandi sotto zero, la gente si difende dal gelo (chiamato "moroz") riscoprendo tradizioni millenarie. Gli indumenti di una volta, "tulup" (cappotto di montone pesante) e "valenki" (stivali-calze di feltro), ormai usati solo dai contadini, sono stati sostituiti da moderni piumini e scarponi. Ma tutti tornano a indossare il cappello, giudicato fin dai tempi di Ivan il Terribile una garanzia contro raffreddori e bronchiti anche se il resto dell’abbigliamento è leggero. Un’altra tradizione impone di vestirsi "come un cavolo", cioè a strati: invece di un maglione pesante, meglio magliette, gilet e golf, da mettere o togliere a seconda della necessità (la temperatura fuori e dentro casa può variare fino a 50 gradi). Importante anche il cibo, che deve essere caldo e nutriente. Dal passato contadino sopravvivono zuppe dense com il "borsh" e gli "shi", a base di carne, patate e cavoli, condite con "smetana", panna acida e grassa. Per colazione, niente biscotti e caffè (abitudine europea da sempre derisa dai russi) ma salsicce, uova e the caldo. La vodka, da bere per scaldarsi "dall’interno" (per le signore c’è lo "sbiten’", miscela calda di vodka e miele) viene utilizzata in mille modi: ad esempio ci si strofinano mani e faccia congelati, oppure viene messa nel lavavetri dell’automobile, quando l’acqua gela. Altra abitudine russa: portarsi in casa la batteria della macchina, in modo da tenerla al caldo fino al mattino.