Amica, n. 43 24/10/2001, 24 ottobre 2001
Nella Sicilia contadina dell’Ottocento la madre di un ragazzo, all’insaputa del figlio, adocchiava una giovane che riteneva degna di diventare sua nuora
Nella Sicilia contadina dell’Ottocento la madre di un ragazzo, all’insaputa del figlio, adocchiava una giovane che riteneva degna di diventare sua nuora. Poi andava dalla madre della fanciulla con la scusa di chiedere un pettine da telaio. Dalla risposta: "Ve lo do volentieri", "Mi dispiace, ma l’ho già prestato", "Ce l’ho, ma mi serve", capiva se il matrimonio si poteva fare o no (lo stratagemma serviva a evitare un rifiuto esplicito, giudicato assai offensivo). Se le due donne erano d’accordo scrivevano su un pezzo di carta la "roba" da dare ai due sposi, ignari di tutto. L’amore, secondo il proverbio, sarebbe venuto dopo: "Va a lu lièttu ca veni l’affèttu". L’uomo si sposava sui ventott’anni, la donna a diciotto: "Fimmina a diòttanni o la mariti o la scànni".