Alessandra Farkas, Corriere della Sera 18/01/2002, 18 gennaio 2002
«Come viene gestita, qui, la spinosa questione del conflitto di interessi? Il nostro ordinamento in materia di etica contiene tre clausole o articoli
«Come viene gestita, qui, la spinosa questione del conflitto di interessi? Il nostro ordinamento in materia di etica contiene tre clausole o articoli. Il primo vieta di usare il proprio status politico per trarre beneficio in qualsiasi impresa in cui si abbia interesse. Se sei proprietario di un giornale, ad esempio, non puoi assolutamente intraprendere iniziative che vadano a beneficio dello stesso. La seconda norma stabilisce che non puoi possedere una compagnia o un business che svolgano attività di qualsiasi tipo con la città o il comune di New York. La terza, infine, vieta al politico l’uso di ore, risorse e personale governativo per svolgere lavoro non inerente al proprio incarico di governo. Nel caso Berlusconi, qualcuno ha suggerito la soluzione del blind trust. Come la giudica? Credo che la via del blind trust funzioni solo quando il finanziere-politico sia proprietario di pacchetti azionari non in una ma in più corporation. Quando si tratta invece di un unico, benché enorme business, il trust non è più blind, cioè cieco, perché tutti sanno chi ne è il proprietario. La soluzione migliore secondo me è una miscela di moralità e buona fede da parte del politico, aggressività di una stampa veramente libera e mano vigile e punitiva da parte di chi giudica» (Mark Davies, capo del Conflict of Interests Board dello Stato di New York)