La Macchina del Tempo, n. 11 novembre 2001, pag. 58, 11 novembre 2001
La vita e le opere di Archimede sono ricche di aneddoti non sempre storicamente fondati, ma comunque interessanti perché ci mostrano quale interesse il grande scienziato abbia suscitato in tutti i tempi
La vita e le opere di Archimede sono ricche di aneddoti non sempre storicamente fondati, ma comunque interessanti perché ci mostrano quale interesse il grande scienziato abbia suscitato in tutti i tempi. In Vitruvio, (Sull’Architettura), troviamo il famoso racconto della corona di Gerone II, e legato ad esso l’aneddoto della vasca da bagno, con Archimede che corre per le strade di Siracusa gridando ”èureka!”. Polibio, più vicino al tempo di Archimede, narra nelle Storie dell’assedio di Siracusa e delle macchine da guerra messe a punto dallo scienziato: le catapulte, soprattutto, macchine con gancio e leva che consentivano di arpionare e affondare le navi romane. Il gustoso racconto dei buoi si rifà invece a un epigramma in cui Archimede proponeva ad Eratostene un complesso quesito matematico: considerate quattro mandrie di buoi, si vuole conoscere il numero di tori e di vacche di ciascuna mandria sulla base di una serie di condizioni aritmetiche poste dallo stesso Archimede. Non si conosce la risposta di Eratostene, ma il procedimento per giungere alla soluzione, formata da cifre enormi (il conto dei tori bianchi ad esempio, comporterebbe un numero di ben 206.545 cifre), fu ottenuto solo nel XIX secolo. Plutarco invece, nella Vita di Marcello, racconta dell’ordine del console romano di risparmiare la vita ad Archimede durante l’assedio. Sempre Plutarco riferisce la celebre espressione di Archimede: «Datemi una leva e solleverò il mondo». Sempre a questo proposito, sia Plutarco che Proclo, nel Commento al primo libro di Euclide, riportano l’esperimento dimostrativo di Archimede: come riuscire cioè a tirare una nave in secca con la forza di un solo uomo. Questi racconti leggendari sono collegati probabilmente alla storia, vera, della costruzione della Siracusana, la più grande nave dell’epoca. Anche Ateneo, più tardi, trascrive l’episodio della macchina. Legata a Plutarco c’è poi l’altra versione della morte di Archimede, secondo cui il soldato uccide lo scienziato per impossessarsi del planetario che questi teneva nascosto sotto il mantello, pensando fosse dell’oro.