Claudia Grisanti, La Macchina del Tempo, n. 11 novembre 2001 pagg. 65-70, 11 novembre 2001
La storia scientifica dell’aspirina comincia nel giugno del 1763, quando un ecclesiastico inglese pubblica uno studio intitolato Rapporto sul successo della corteccia di salice nella cura della febbre malarica
La storia scientifica dell’aspirina comincia nel giugno del 1763, quando un ecclesiastico inglese pubblica uno studio intitolato Rapporto sul successo della corteccia di salice nella cura della febbre malarica. Il fatto è noto da secoli: già gli antichi greci usavano la corteccia del Salix alba per curare la febbre. Ma sulle pagine del giornale ”Philosophical Transactions” il reverendo Edward Stone di Chipping Norton, nella contea di Oxford, è definitivo. Stone scrive: «Circa sei anni fa ho per caso gustato la corteccia di un albero inglese e sono rimato sorpreso da quanto era incredibilmente amara; questo mi ha fatto sospettare che l’albero avesse le proprietà dell’albero peruviano». Qui Stone si riferisce all’albero della china, che cresce in America del Sud ed è usata contro la malaria, perché dalla sua corteccia si estrae una sostanza che ne uccide gli organismi responsabili. Stone si basa anche sulla teoria, molto in voga in quegli anni, che la natura stessa offra i rimedi ai mali che infligge all’umanità. E poiché il salice cresce in luoghi umidi, quelli in cui è diffusa la malaria, la sua corteccia deve essere efficace contro queste febbri. Guidato da questa convinzione e dall’analogia con la china, Stone prova la corteccia del salice e osserva che abbassa davvero la temperatura del corpo. I presupposti teorici del reverendo sono completamente sbagliati, ma la corteccia di salice fa passare la febbre sul serio. Pur essendo il primo lavoro scientifico a essere pubblicato sull’aspirina, lo studio di Stone avrà una conseguenza molto negativa. Gli inglesi sono indotti a sostituire la corteccia della china, molto costosa perché si deve importare da un altro continente, con la locale e più economica corteccia di salice. Questa però cura semplicemente i sintomi, cioè la febbre, e non guarisce certo dalla malaria, come invece fa la china.