Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  gennaio 25 Venerdì calendario

Lo scorso ottobre il collezionista genovese Beppe Manzitti, curiosando fra i libri in mostra a Palazzo Corsini, rimase basito di fronte a una busta col testo originale e alcuni manoscritti mai pubblicati de "La barca", la raccolta di poesie scritta da Mario Luzi nel ’35 (aveva allora ventun’anni)

Lo scorso ottobre il collezionista genovese Beppe Manzitti, curiosando fra i libri in mostra a Palazzo Corsini, rimase basito di fronte a una busta col testo originale e alcuni manoscritti mai pubblicati de "La barca", la raccolta di poesie scritta da Mario Luzi nel ’35 (aveva allora ventun’anni). Il poeta, avvertito dal collezionista, convinto che quei 101 fogli fossero andati perduti per sempre, si è precipitato dall’antiquario che li esponeva con l’idea di ricomprarli. Quello, però, già in contatto con una libreria e con un privato milanese, pretendeva una cifra a lui inaccessibile, quaranta milioni di lire. Subito si sono mossi gli amici del poeta, la regione Toscana e alcune banche e fondazioni. Dopo non facili trattative, le carte, per 36 milioni, sono uscite dalla bottega dell’antiquario. Luzi, felicissimo («ho ritrovato il mondo dei miei vent’anni»), ricorda che il primo lettore della "Barca" fu Leone Traverso, il futuro germanista, in un caffè di Firenze: «Io tirai fuori di tasca il manoscritto. Traverso mi chiese di prestarglielo. Non glielo potevo lasciare, era l’unica copia. E lui mi diede 5 lire per avere il diritto di leggerlo in mia presenza». Poi lo lessero, quasi insieme, l’editore Guanda e Antonio Delfini. Guanda si offrì di pubblicarlo subito, ma pretendeva un contributo dell’autore (a cui poi rinunciò). Luzi, che fino allora aveva guadagnato solo le 5 lire di Traverso, cercò di ridurre la spesa riducendo anche le pagine. E da quei 101 fogli trasse una raccolta di ventuno poesie. Dopodiché gli originali finirono per sbaglio nelle mani di un libraio dell’usato. Da allora, per 67 anni, non se n’era saputo più nulla.