Claudio Rendina su la Repubblica del 27/01/02 a pagina XI della Cronaca di Roma., 27 gennaio 2002
Vittoria Colonna, figlia del condottiero Fabrizio, sposa a 19 anni di Ferdinando Francesco d’Avalos marchese di Pescara, vedova nel 1525
Vittoria Colonna, figlia del condottiero Fabrizio, sposa a 19 anni di Ferdinando Francesco d’Avalos marchese di Pescara, vedova nel 1525. Alla morte del marito si trasferì a Roma: avrebbe voluto prendere i voti, le venne impedito dal papa Clemente VII e poi da Paolo III («Puoi essere più utile alla Chiesa da laica»). Lei allora s’impegnò a redimere prostitute, le "convertite" che daranno il nome alla strada, nonché i loro clienti (togliendo «l’occasione che Cavalieri, Principi e Prelati fossero sfacciatamente avvolti in visite tanto vili»). Fondò un circolo culturale ispirato all’amore «in chiave spirituale, in una totale pace dei sensi» e divenne amica di Michelangelo, amicizia segnata «da una casta e reciproca rinuncia alla sessualità» (del resto lui in quegli anni era preda di una passione per Tommaso Cavalieri). Michelangelo registrò il rapporto con Vittoria in una serie di rime scritte prima e dopo la morte di lei («Voi che il viver mio / volgeste al Ciel per le più belle strade») e la ritrasse nel gruppo di beati alla destra di Gesù nel Giudizio Universale della Cappella Sistina (è la figura che appare sopra San Lorenzo e sotto la Madonna nell’atto di volgere il capo per non vedere i dannati). Vittoria entrò in agonia il 25 febbraio 1546: Michelangelo era presente, lei gli porse la mano in segno di commiato, gli chiese di recitare una preghiera in latino di sua fattura e spirò. Lui le era così devoto che, come racconterà un suo amico, «d’altro non si doleva, se non che, quando l’andò a vedere nel passar di questa vita, non così le baciò la fronte e la faccia come baciò la mano».