Gianluca Grossi, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 66-69, 1 gennaio 2002
Tutto ebbe inizio negli anni Trenta quando i Kulaki, i contadini ostili alla politica di collettivizzazione perpetuata da Stalin, vennero fatti prigionieri e spediti nel cuore del lago d’Aral, sull’isola di Vozrozhdeniye: un inferno isolato da tutto e da tutti, privo di vegetazione, dove le temperature in estate possono anche sfiorare i 60 gradi
Tutto ebbe inizio negli anni Trenta quando i Kulaki, i contadini ostili alla politica di collettivizzazione perpetuata da Stalin, vennero fatti prigionieri e spediti nel cuore del lago d’Aral, sull’isola di Vozrozhdeniye: un inferno isolato da tutto e da tutti, privo di vegetazione, dove le temperature in estate possono anche sfiorare i 60 gradi. Nel 1936 l’isola viene affidata al ministero della Difesa con uno scopo ben preciso: trasformarla in un gigantesco laboratorio dove condurre micidiali esperimenti con armi batteriologiche. La base Aralsk 7 nasce nel 1954, ed è una città a tutti gli effetti dotata di laboratori, abitazioni, di uno spaccio e di una scuola. Trecento persone ogni giorno testano su topi, pecore, babbuini, orsi, cavalli, criceti e conigli, e forse addirittura su uomini condannati a morte, batteri mortali in grado di provocare la peste, la tularemia, la brucellosi, il vaiolo, la morva, la febbre del Queesland, ecc. Se di questo oggi sappiamo quasi tutto è perché il dottor Ken Alibek ha parlato. Chi è Ken Alibek? un ex ufficiale d’alto grado coinvolto nel programma di ricerca sulla guerra batteriologica, direttore dell’impianto di produzione dell’antrace a Stepnogorsk. Fuggì negli Stati Uniti nel 1992 e raccontò tutto. Disse che c’erano almeno settantamila persone, tra scienziati, tecnici e ingegneri, che negli ultimi quarant’anni s’erano succedute all’interno dell’isola, spesso trasportate lassù con mogli e figli anche contro la propria volontà.