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 2002  gennaio 31 Giovedì calendario

La palestinese Wafa Idris, 28 anni, volto rotondo e labbra a cuore, costretta al divorzio, tempo fa, perché non poteva avere figli, laureata, faceva l’infermiera della Mezza Luna (la Croce Rossa araba) nel campo profughi di Al Alamari, a Ramallah

La palestinese Wafa Idris, 28 anni, volto rotondo e labbra a cuore, costretta al divorzio, tempo fa, perché non poteva avere figli, laureata, faceva l’infermiera della Mezza Luna (la Croce Rossa araba) nel campo profughi di Al Alamari, a Ramallah. Non era religiosa, non pregava, non indossava abiti lunghi e nemmeno il velo sul capo, sfoggiava anzi vestiti moderni e lunghi capelli ricci con frangetta civettuola. Domenica scorsa uscì dalla sua casupola, salutò la mamma Wasfie («Ci vediamo più tardi, vado al lavoro») e invece, carica d’esplosivo, raggiunse Gerusalemme e si fece saltare in aria nel cuore della città (bilancio di settanta feriti e due morti: oltre a Wafa, un vecchio signore fondatore del "Club della bicicletta"). Nella casa della ragazza, prima donna martire nell’Intifada iniziata l’ottobre dello scorso anno, una processione di amici e parenti. Nel cortile un cerchio di sedie bianche, all’interno donne in lacrime. La mamma, occhi asciutti, si commuove solo quando le porgono la foto della figlia: «Da infermiera aveva troppo sofferto vedendo tanti morti e feriti palestinesi, tanti bambini portati all’ospedale durante gli scontri. Ringrazio Dio per quel che è avvenuto. Lei, adesso, è figlia della Palestina».